Intervenire nel restauro della facciata dell’edificio è stato come prendersi cura di un’austera nobildonna riportandola ai fasti della propria gioventù. Sarebbe troppo complesso per un non addetto ai lavori comprendere nel dettaglio le tecniche adottate nelle lavorazioni delle facciate dell’edificio ed è per questo che abbiamo estrapolato “romanzandoli” alcuni pezzi delle relazioni tecniche relative a queste fasi di lavorazione.

Il suggerimento che vi diamo è quello di chiudere gli occhi e immaginare questa anziana signora a cui viene rispettosamente rifatto il trucco. Chiudete gli occhi, posizionatevi sulla Piazza (Libertini) di spalle alla porta falsa del Castello di Carlo V ed ammirate…

Buona lettura!

Il paramento lapideo, realizzato interamente in pietra leccese scolpita, presentava patinature superficiali originali, tipiche dei palazzi della medesima epoca di costruzione. Tali patinature, rese mediante strati di calce pigmentata, avevano la funzione conservativa di protezione delle superfici stesse.

Nel corso degli interventi di pulitura è stato possibile osservare patinature scure finalizzate a creare delle ombreggiature per dare risalto alle nervature architettoniche dell’edificio assumendo pertanto non solo funzione conservativa ma anche valenza estetica.

Sono stati selezionati inerti locali di varia colorazione e granulometria miscelati a calce idraulica per ottenere impasti affini alle malte originali.

I conci posti sui muretti d’attico apparivano talvolta interessati da erbe infestanti e conseguenti sconnessioni che generavano infiltrazioni di acqua che, dai muretti d’attico, si propagava sulle superfici lapidee sottostanti.

Si è scelto infine di non fare uso di resine siliconiche per il trattamento finale di idrorepellenza che è stato sostituito dalle operazioni di patinatura a calce pigmentata innanzi descritte.

Et Voilà! La Signora è pronta per andare in scena.